sabato 2 maggio 2015


Eccoci di nuovo sull'Alta Via, questa volta avendo a disposizione una settimana di vacanza, in concomitanza con l'anniversario di nozze, per provare a "chiudere il giro", percorrere per intero l'Alta Via dei Monti Liguri.
Purtroppo la situazione meteo, nel primo giorno di ferie, non era delle migliori, e, dopo aver posticipato di un giorno, non abbiamo più resistito e siamo partiti alla volta del Passo del Bocco, dove ci eravam fermati l'ultimo fine settimana passato da queste parti.
Siamo partiti con una nebbia molto fitta, tanto che si vedevano a malapena i vari segnali dell'AV. 

Subito dopo il Passo del Bocco siamo giunti al Passo del Ghiffi (1068 m s.l.m.), da dove ci siamo inoltrati nel bosco, attraversando il versante nord-ovest del Monte Ghiffi e il versante est del Monte Pertusa. In questo punto l'’Alta Via aggira sul lato orientale, emiliano, il monte Pertusa, fra faggi e faggetti, arbusti e alberelli

Purtroppo la visibilità è sempre stata scarsa, quindi non siamo riusciti ad intravedere la bella vetta piramidale del Monte Penna, “signore” di questo itinerario, che doveva esser ben visibile da quella posizione. Il nome Penna sarebbe riferibile al dio Pen, signore ligure-celtico delle vette. Va aggiunto peraltro che il toponimo “Penna” e derivati, col significato di “vetta montuosa alta e rocciosa”, si ritrovano in numerosi nomi di montagna quali, ad esempio, le Alpi Pennine. 
Abbiamo continuato a mezza costa attraverso un pascolo, incontrando una fontana, attraversando tratti di rocce ofiolitiche dalle caratteristiche tonalità verde grigio lucente, entrando in una bella pineta di rimboschimento. Abbiamo così raggiunto il Passo della Scaletta (1258 m s.l.m.) (indicato anche come “Incisa della Scaletta” e quotato, su alcune carte, 1262 m s.l.m.). 


Qui abbiamo lasciato l'Alta Via, prendendo un sentiero alternativo che, passando sul Monte Aiona, arrivava diretto al Passo della Spingarda (finale di questa tappa, la numero 34). 





Si sale così a sinistra lungo un sentiero ripido e sassoso in un selvaggio vallone di un ruscelletto, si oltrepassa un ponticello, detto Ponte Berone e si sale, seguendo il segnavia 
“quadrato giallo pieno” in fianco al roccione della Rocca dei Porciletti. 





Proprio in questa zona abbiamo incontrato una salamandra pezzata sul nostro percorso.

Da questo punto possiamo dire di esser ormai entrati in uno dei Parchi più belli della Liguria, il Parco naturale regionale dell'Aveto. 



Un po' stanchi, soprattutto per la situazione climatica estremamente uggiosa, ci siamo fermati per un veloce pranzo al sacco. Alla ripartenza abbiamo affrontato la salita fino a Prato Mollo (1480 m s.l.m. circa), un vasto ripiano erboso e acquitrinoso. È questo uno dei più famosi “luoghi tipici” del comprensorio del Parco, è un paesaggio, che trasmette sensazioni, se così si può dire, “irlandesi-oniriche”.

Sempre nella nebbia ci siamo diretti verso quella che sembrava la direzione giusta, a tentativi, nella ricerca spasmodica di "segnali" che potessero aiutarci. Purtroppo la zona è tristemente famosa come luogo ove è molto semplice perdersi, in particolare in condizioni meteorologiche sfavorevoli come abbiamo trovato noi. Oltretutto non funziona neanche la bussola, che viene messa fuori gioco da una pietra, la Pietra Borghese, una rupe formata da blocchi durissimi e magnetici di lherzolite.
Leggenda vorrebbe si trattasse di un meteorite, mentre essa proviene in realtà dalle profondità della terra.
Si tratta infatti di una roccia del mantello terrestre, parente delle ofioliti che formano l’ossatura dei monti Penna e Aiona.
Siamo così arrivati, ad un certo punto, davanti al Rifugio di Prato Mollo (1503 m s.l.m.), che è al momento ancora chiuso, stanno facendo dei lavori di ristrutturazione.
Quindi siamo arrivati alla fine della Tappa numero 34, al Passo della Spingarda (1551 m s.l.m.).

Da qui ha anche inizio la Tappa numero 33, che abbiamo percorso in parte per arrivare al sentiero di raccordo per il Lago delle Lame, ove avevamo pensato di pernottare.
Si scavalca l’ampio dorso del Monte Aiona (1701 m s.l.m.), dove l’Alta Via raggiunge la quota più elevata del tratto appenninico. 
La salita e la discesa dal Monte Aiona sono prive di difficoltà.

Passato il Monte Aiona, siamo scesi al Passo Prè del Lame (1537 m s.l.m.) dove abbiamo preso il raccordo per il Lago delle Lame (1043 m s.l.m.)il più turistico (ma non per questo meno suggestivo) dei numerosi laghetti che punteggiano il Parco dell’Aveto.

Nella prima parte della discesa abbiamo ancora camminato in mezzo a tanta neve, che rinfrescava anche molto la temperatura circostante, poi ad un certo punto il cielo si è aperto facendo finalmente intravedere il Monte Aiona, ormai alle nostre spalle e tutto il panorama sottostante. 

Arrivati al Lago, abbiamo cenato e pernottato nell'Albergo Ristorante Lago delle Lame, che si affaccia sullo specchio d’acqua sottostante.

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