domenica 3 maggio 2015

Primo anniversario di matrimonio, ottimo il risveglio nella camera d'Albergo (delle Lame) proprio con terrazza sullo splendido Lago delle Lame!







Purtroppo ore 7:00 la situazione meteo era ancora un po' bruttina, ma dopo aver fatto colazione ha smesso di piovere quindi le condizioni erano più favorevoli di quando appena svegli avevamo sbirciato dalla finestra sul Lago, e avevamo pensato di indossare, da subito, le mantelline. E' bastato l'antivento. 

Siamo così partiti in direzione Passo Forcella (terminale della Tappa numero 32). Il sentiero di raccordo, per risalire sull'Alta Via, attraversava la Riserva naturale delle Agoraie, un ambiente caratteristico e insolito di laghetti, stagni, prati umidi semi nascosti fra i boschi di una conca di origine glaciale.

Questo è un posto davvero particolare, qui infatti si possono ricostruire alcuni capitoli della storia naturale, geologica e paleoclimatica del pianeta, grazie alla numerose testimonianze che le glaciazioni del quaternario hanno lasciato in questo settore dell’appenino ligure.
Si tratta di un complesso di laghetti, formatisi in invasi di natura morenica, residuo di piccoli antichi ghiacciai esistenti un tempo sulle pendici settentrionali del monte Aiona. In essi troviamo specie appartenenti ad ambienti nordici ed alpini, le quali, dopo esser state sospinte a sud dalle glaciazioni al ritorno dei climi temperati sono riuscite a sopravvivere in questo territorio particolamente freddo e piovoso.


L’importanza scientifica di questa zona ha convinto ad instituire nel 1970 una riserva naturale di tipo integrale, la Riserva delle Agoraie di sopra e Mugetto. Tra la flora di questi stagni, alcuni perenni, altri stagionali, vanno ricordate la Menyanthes Trifogliata, la Drosera Rotundifoglia, la Caltha palustris, la Viola palutris, i piumini e numerose altre specie, tra cui una, il Trichophorum caespitosum, non segnalata altrove sull’appennino, e che raggiunge latitudini prossime al Polo Nord.

La Riserva delle Agoraie è chiusa da un recinto e la sua visita viene autorizzata dal Corpo Forestale dello Stato per soli scopi scientifici e didattici. In alcune, rare occasioni il Parco Naturale dell’Aveto organizza escursioni guidate e a numero chiuso all’interno dell’area. 
Il “pezzo forte” della Riserva è rappresentato dal Lago degli Abeti, sul cui fondo giacciono da alcune migliaia di anni alcuni tronchi di abete bianco perfettamente integri, a testimoniare la presenza di questa conifera. Per osservare e comprendere la valenza ambientale di quest’area, ricca di prati umidi e laghetti, non è necessario, tuttavia, entrare nella Riserva vera e propria. 
Infatti, dal Lago delle Lame, percorrendo il sentiero di raccordo che porta a riprendere l'Alta Via, abbiamo trovato dei bellissimi laghetti anche all'esterno della Riserva: la Pozza della Polenta, il Lago Coda d’Asino e il Lago di Asperelle.
A questo punto, dopo aver percorso il sentiero di raccordo nella foresta delle Agoraie, siamo ritornati sull'Alta Via, precisamente al Passo delle Lame, ove abbiamo pranzato in prossimità di una cappelletta e del Rifugio Monte degli Abeti (chiuso).
Siamo così ripartiti sull'Alta Via, e giunti al Passo Bisinella o delle Rocche, dove parte il “Sentiero della Resistenza”.

“Tra queste valli e questi monti nacque e si propagò un anelito di libertà contro l’oppressione nazifascista”, così recita la targa commemorativa al passo Bisinella.
Tra Borzonasca e Rezzoaglio diverse vie, mulattiere e stradine furono teatro delle vicende della lotta di Liberazione. In queste valli, dove i partigiani trovarono rifugio in fienili e casoni, nacque la brigata “Cichero”, ramificatasi fino a dare vita alla VI Zona Ligure, comprendente un vasto territorio da Genova all’Appennino, fino ad alcune aree della Pianura Padana. 

Capo della brigata fu Aldo Gastaldi, più noto con il nome di “Bisagno”, mentre il nome della brigata, Cichero, si riferisce al territorio, nei pressi del Ramaceto, che vide la nascita del gruppo. Le talvolta raccapriccianti vicende che videro protagonisti i partigiani su queste terre sono state rese note in tutta la loro drammaticità dai versi appassionati di Elena Bono. Sentita e lacerante è una poesia dedicata all’eccidio della Squazza: "Ci sono dieci morti sulla strada, Le madri non li possono lavare, il prete non li può benedire".



Sono i corpi di dieci partigiani, fucilati per rappresaglia dopo essere stati torturati nelle carceri nazifasciste di Chiavari.

Da qui, ove la pineta lascia il posto ai faggi, si sale alla Cappella del Bozale e successivamente al Monte Bozale (1078 m s.l.m.), che occorre aggirare sul lato nord, per poi discendere, con molta attenzione, a tratti su pendii rocciosi abbastanza a strapiombo, su rocce di scisti argillosi, molto friabili, fino al Passo Forcella (875 m s.l.m.). 


Lungo questo tratto, alternando saliscendi, pianori e parti di bosco, il panorama, ampio e suggestivo, si apre sulla valle Sturla e sul mare; lo sguardo abbraccia il valico e le numerose strade e vecchie mulattiere che , da Borzonasca, salgono a Rezzoaglio e alla Pianura Padana.


Arrivati al Passo della Forcella, finale di tappa, abbiamo raggiunto il Rifugio Ventarola, nell’antico abitato della frazione di Ventarola a 846 s.l.m., in un edificio interamente in pietra risalente al 1631 opportunamente ristrutturato dall’ente Parco Aveto, a conduzione famigliare. Un contesto naturalistico incontaminato ricco di freschi boschi, verdi prati e la cristallinità dei torrenti Ventarola e Licciorno. 

Nessun commento:

Posta un commento