venerdì 8 maggio 2015

Da Passo Giovi al Valico degli Eremiti (Arrivo)


Valico degli Eremiti 







Eccoci arrivati all'ultimo giorno di cammino per questa esperienza sulla  "Alta Via dei Monti Liguri".




Partenza alla mattina dal Passo dei Giovi verso il Passo della Bocchetta. Quindi Monte Leco,  Prato Perseghin, Monte delle Figne, Monte Tobbio e alla fine siamo tornati dove siamo partiti, al Valico degli Eremiti. 




 

giovedì 7 maggio 2015

Colazione e partenza per la penultima tappa, quella che ci porterà al Passo dei Giovi. Da Creto a Passo Giovi si percorrono due tappe dell'AV, la numero 26 da Creto a Crocetta d'Orero e la numero 25 da Crocetta d'Orero al Passo dei Giovi. Si sale dolcemente fino al Monte Alpe (799 m s.l.m.) e percorrendo il sentiero si ha un'ottima vista su Genova est, quindi Marassi, Staglieno, Molassana, ... la zona lungo il Bisagno. Si continua con vari sali e scendi prima sul Monte Carossino (839 m s.l.m.) e poi su La Sella (812 m s.l.m.). Il sentiero procede prevalentemente sul versante polceverasco ma di tanto in tanto passa su quello della valle Scrivia. 
Esso offre però su entrambi i versanti ampi panorami: a sud verso la città, il mare, i forti ottocenteschi, la val Polcevera e i monti ancora oltre; a nord appaiono invece i boschi dell’alta valle Scrivia, il monte Antola e le cime appenniniche. Poco dopo si giunge a Casale di Sella (733 m s.l.m.) dove abbiamo sostato un po' all'ombra in un'area picnic vicino ad una cappelletta, non tanto per la fatica, ma per il caldo, che cominciava a farsi sentire. Poco dopo abbiamo ripreso il cammino, per fortuna nel bosco, all'ombra. Il bosco non è molto curato da queste parti e molti alberi sono coperti d’edera e dalle liane della vitalba. Dopo un po' si scende per un sentiero ripido e si giunge sull'asfalto, per poi arrivare a Crocetta d’Orero (468 m s.l.m.). Sin dalla preistoria è stato un importante punto di collegamento fra la valle Scrivia, a nord nel versante padano, e la val Polcevera a sud, nel versante marino. 


Qui ci siamo fermati per il pranzo al sacco, opportunamente all'ombra, vista la temperatura, a queste quote non elevate, abbastanza calda. Dopo la tappa 26, la tappa 25, fino al Passo dei Giovi, altra tappa agevole e che non presentava, almeno sulla carta, particolari difficoltà. Prima di raggiongere la fine della tappa odierna, si arriva al Santuario di Nostra Signora della Vittoria, in zona Mignanego. 

Il santuario sorge sul passo del Pertuso, in posizione dominante sulla Val Polcevera, ad un'altitudine di 650 m, nei pressi del luogo dove il 10 maggio 1625 pochi soldati della Repubblica di Genova, affiancati da volontari della Valpolcevera, guidati dal parroco di Montanesi, sconfissero un forte esercito franco-savoiardo comandato dal Duca Carlo Emanuele I di Savoia e composto, si dice, da oltre 8.000 uomini. A causa di questa sconfitta, il Duca dovette rinunciare alle sue mire sulla città di Genova.
Sul luogo della battaglia (passo del Pertuso), in segno di ringraziamento per l'intercessione della Madonna, fu eretto questo santuario, e la città di Genova fu consacrata alla "Madonna Regina della Vittoria".

Nei pressi del Santuario si trova una Fontana, la fontana del viandante, con scritto: "Limpida fonte tersa come argento, ti porgo viator fresco ristoro, ma sta nel tempio tal fontana d'oro, che sempre farti può viver contento, è la madre di Dio vera beatrice, madre d'amor di sanità e bellezza, da un'onda celestial che non s'apprezza, la ti disseta e tu sarai felice". 


Arrivati al Passo dei Giovi abbiamo cenato al Pub "Tana dell'Orso" e pernottato presso il Rifugio Passo dei Giovi, gestito dal CAI di Bolzaneto.


mercoledì 6 maggio 2015

Sveglia in un ambiente di vero relax al Bed and Breakfast "Cugnobello". Dopo la colazione e un po' di chiacchiere con i simpaticissimi gestori, ci siamo avviati sull'Alta Via, coincidente in questo tratto con la Strada Provinciale 21, al Passo del Portello (1040 m s.l.m., un passo secondario dell'Appennino Ligure che collega l'alta val Trebbia con la val Fontanabuona tra i comuni di Torriglia e Neirone, attualmente chiuso per frana).
Da questo Passo si lascia la SP per tornare nei boschi, sul sentiero. Dopo il Monte Montaldo (1136 m s.l.m.) si giunge al Monte Lavagnola (1118 m s.l.m.) da cui si osserva il versante tirrenico che degrada scosceso verso la Fontanabuona. Il panorama ora si fa decisamente più interessante, offrendo ampie vedute sulla costa ligure fino a Sestri Levante, mentre guardando verso l’arco appenninico sono, fra le altre, ben riconoscibili le cime dei monti Aiona, Fasce e Bano. Si prosegue ora in leggera discesa fra i faggi che, sporadicamente, lasciano aperti spiragli sulla valle del Laccio. 

L’itinerario fiancheggia il versante settentrionale del monte Bragagli (1091 m s.l.m.), da cui si stacca il sentiero triangolo vuoto rosso che conduce a Gattorna. Si esce quindi temporaneamente dal bosco per attraversare una zona dalla vegetazione pioniera, sviluppata su un substrato roccioso costituito dai fragili scisti della val Lavagna. La friabilità di queste rocce determina una non uniforme erosione dei versanti, in alcuni tratti segnati da modesti corsi d’acqua che scavano i propri alvei raccogliendo le acque piovane, mentre in altri punti è l’acqua di dilavamento a modellare la roccia. Si procede quindi in saliscendi fino al Passo la Colla (845 m s.l.m.) dove l’Alta Via coincide con la strada provinciale per il passo della Scoffera. 

Si svolta a destra sulla carrabile che, in questo tratto, taglia letteralmente il versante scistoso mettendo a nudo le rocce. Abbandonata la strada si riprende il percorso dell’Alta Via sulla destra, in salita, fino a raggiungere una zona di crinale esposta ai venti. 




Le differenze microclimatiche fra il versante settentrionale, ricoperto di bassi faggi, e quello meridionale dominato da una vegetazione arbustiva con prevalenza di erica, appaiono evidenti. Verso nord gli abitati di Laccio, ormai irriconoscibile per la presenza ingombrante della strada, e Torriglia caratterizzano il panorama. Verso sud invece si può osservare la sorgente del torrente Lavagna, che poco più a valle andrà a raccogliere le acque della val Fontanabuona.

Nonostante la quota, le condizioni microclimatiche e la buona esposizione favoriscono lo sviluppo di querceti con roverella, in un tratto in cui il paesaggio è fortemente caratterizzato da vecchi terrazzamenti solo in parte ancora coltivati. 

Oltre il monte Castellazzo (856 m s.l.m.) ha inizio la discesa attraverso ambienti sempre più antropizzati. Si raggiunge una carrabile per seguirla sulla destra fino a incrociare ancora la strada provinciale presso il Passo della Scoffera (664 m s.l.m.). Qui ci siamo fermati un pochino per una merenda. 
Attraversata la strada a sinistra i cartelli dell’Alta Via guidano dapprima su una carrabile fra le case per salire quindi una scalinata sulla destra che conduce al crinale. 
La boscaglia lascia il posto a una più uniforme e ordinata faggeta, estesa sui versanti settentrionali una volta raggiunto lo spartiacque. Il crinale che unisce i monti Spina (986 m s.l.m.) e Dragona (978 m s.l.m.) fino a raggiungere il monte Candelozzo (1034 m s.l.m.) ha uno spiccato andamento arcuato: l’anfiteatro montuoso che si determina è prevalentemente erboso e sovrasta gli abitati di Davagna e Moranego. 
La zona è spesso flagellata da incendi e forse non a caso il percorso supera un valico dal toponimo significativo: il passo del Fuoco (962 m s.l.m.). Il sentiero incrocia quindi la strada sterrata che scende a Capenardo in corrispondenza di uno spiazzo attrezzato con panche e un tavolo in legno. 
Si prosegue verso destra, abbandonando quasi subito lo sterrato per inoltrarsi nel bosco caratterizzato dall’accostamento di faggi e abeti. Si procede quindi fino alle ampie vette dei monti. Candelozzo (1034 m s.l.m.) e Bastia sud (1032 m s.l.m.), caratterizzate da una cresta rocciosa dominata da boschi di conifere che scende a picco sul versante sud ovest verso la val Bisagno. Il sentiero scende alle pendici ovest del monte Candelozzo e, seguendo la sommità della cresta, offre magnifici scorci sulla Liguria di Ponente (da Capo Noli al massiccio del monte Beigua) e sull’arco alpino fino al Monviso.

Proseguendo si notano le fortificazioni di Genova, fra le quali spiccano l’imponente forte Sperone e, guardando verso est, la sagoma allungata del forte Ratti. Tralasciando il sentiero che conduce a sinistra a Capenardo, l’Alta Via scende a destra fra zone boscose, in cui a tratti compaiono esemplari di leccio, alternate ad ampi versanti erbosi molto scoscesi che concedono la vista sul piccolo nucleo rurale abbandonato di Canate, addossato al fianco del monte Lago.
Presso il Colle Est di monte Lago (847 m s.l.m.) Si può scendere a sinistra lungo il sentiero che conduce a Marsiglia e San Martino di Struppa, mentre l’itinerario prosegue a destra aggirando il monte Lago (941 m s.l.m.) sul versante nord est, ricoperto quasi completamente da boschi. Avanzando è tuttavia possibile osservare il progressivo mutamento nelle essenze arboree che caratterizzano i boschi: si passa gradualmente a boschi di castagno misto a carpino nero sui versanti più freschi settentrionali. Fra gli alberi si intravede la valle del rio di val Noci e il lago di val Noci, sovrastato dalla cima del monte Bano (1036 m s.l.m.)In discesa si raggiunge la caratteristica depressione della Gola di Sisa (729 m s.l.m.) chiusa da uno steccato in legno in direzione di Creto, mentre a destra il segnavia croce gialla conduce attraverso un bel castagneto maturo al lago di val Noci. 

Al centro del SIC “Val Noci -Torrente Geirato - Alpesisa”, si scende a sinistra fra giovani carpini seguendo sempre l’AV ed entrando in zona boscata. Gradualmente il bosco lascia spazio a zone aperte sulla val Bisagno. 




A sinistra il versante si getta nella valle del Rio Torbido, mentre il sentiero segue a mezza costa il versante del colle Monaca (712 m s.l.m.) fino a raggiungere le prime costruzioni e una chiesa in mattoni. 

In questa zona si è alzata una nebbia incredibile, vista la giornata soleggiata che c'era stata fino a quel momento. 
L’ultimo tratto dell’itinerario si svolge sulla carrabile che scende rapidamente a Creto (604 m s.l.m.) dove si conclude l'itinerario lungo e a tratti faticoso di questa giornata. Abbastanza stanchi, abbiamo cenato e pernottato alla "Locanda dei Cacciatori".

martedì 5 maggio 2015

Sveglia e ottima colazione all'Agriturismo "il Sogno". Dopo aver parlato un po' con i gestori che confermavano quello che già ci dicevano dall'Associazione Alta Via dei Monti Liguri, cioè che il sentiero della tappa seguente era a tratti malconcio per scarsa manutenzione ... abbiamo deciso di farci accompagnare in auto fino al Passo della Scoglina, saltando il pezzo più pericoloso dell'AV vicino al Monte Pagliaro. Da qui, abbiamo deciso di percorrere, al posto della Tappa AV da Lorsica al Passo della Scoglina, l'Anello del Monte Caucaso. Un anello breve e relativamente agevole, che alterna tratti di cammino fra estesi e freschi boschi e culmina sulla panoramica vetta del monte Caucaso, aperta sulle Riviere e sull’arco appenninico. 

Quindi arrivati al Passo della Scoglina (926 m s.l.m.); lasciata da parte per il momento l'AV, che condurrebbe in una mezz'oretta a Barbagelata, abbiamo preso un sentiero tra boschi misti e arbusti, salendo leggermente fino alla località Volta (975 m s.l.m.), ove sul crinale si guadagna una posizione dominante sulla valle del rio Malvaro. Poco dopo, si rientra nel bosco in corrispondenza di una conca contornata da faggi e da cumuli di pietre ricoperti da rovi e felce aquilina, oltre la quale è possibile udire lo scorrere dell’acqua nei rami sorgivi del torrente Aveto. 
Il percorso procede lievemente sopraelevato sullo stesso corso d’acqua guadandolo in alcuni punti.
L’itinerario prosegue sul versante orientale del Monte Caucaso, salendo subito piuttosto ripidamente fra grandi faggi e una pineta da rimboschimento fino a raggiungere una stretta valletta formata dal rio dell’Acquapendente - o Fosso del Molinello - caratterizzato da alcune ampie pozze e salti d’acqua. Guadato il rio, si continua a salire, arrivando così poco sotto la vetta del Caucaso, ove c'è il Rifugio omonimo, aperto tutta la settimana in estate, nei fine settimana in primavera, su richiesta nel resto dell’anno.



Poco più su, la vetta del Monte Caucaso (1250 m s.l.m.), è occupata dalla cappelletta dedicata alla Madonna della Pace. 







Il grande protagonista da quassù è tuttavia il panorama: unico.



Volgendo lo sguardo verso sud lo scenario che si apre è splendido, spaziando fra il promontorio di Sestri Levante, con la sua Baia delle Favole, e il monte di Portofino.


Volgendo le spalle al mare si delinea netta la val Fontanabuona, mentre lungo la catena appenninica, più a nord, spiccano le vette del monte Antola (1597 m s.l.m.) con il suo nuovo rifugio, e del monte Lesima (1724 m s.l.m.) con il caratteristico radar. Si distingue bene, guardando verso Genova, il monte Fasce (846 m s.l.m.) con le sue antenne.


Dopo aver consumato il pranzo al sacco vicino al Rifugio (chiuso), ci siamo incamminati, scendendo dal versante settentrionale del Caucaso, su una piccola sella erbosa ai piedi della vetta, dalla quale si gode ancora di una panoramica ancora molto valida; il ripido pendio sottostante che si rivolge alla Fontanabuona, costretto 
fra due crinali che si allungano verso Moconesi e i Piani di Struvega, può trasmettere una sensazione di vertigine.
Poco dopo si entra nel bosco caratterizzato da alberi ceduati e piccole radure quali la pozza dell’Orso, in cui furono rinvenuti reperti archeologici.

Si scende dolcemente tra i pini, fino ad arrivare prima al passo dell’Acquapendente (1112 m s.l.m.) e poi ad un crocevia di strade, Strè Burche (1109 m s.l.m.). Da qui, si scende con una strada sterrata in un bel bosco misto di faggi e abeti. 
Affrontata una breve discesa e superato il rio Fontane d’Aveto - che si unirà poco più a valle a un altro corso d’acqua confluendo così nel torrente Aveto - si procede ora sullo spartiacque fra la valle del torrente Neirone sulla destra e quella del torrente Aveto sulla sinistra, corsi d’acqua che, unitamente al rio Malvaro verso sud, danno origine a una complessa rete di ruscelli sviluppati a cavallo del principale spartiacque appenninico.

La natura geologica del substrato, caratterizzato in questo settore da rocce scistose e fragili (scisti della val Lavagna), abbinata all’attività erosiva dell’acqua di scorrimento e al dinamismo intrinseco dei sistemi naturali, ha generato e continuerà a generare fenomeni di cattura fluviale, per cui i torrenti con maggiore energia finiscono per incrociare corsi d’acqua minori, facendone confluire l’acqua nei propri bacini. In questo contesto il torrente Aveto presenta nel suo alto corso una caratteristica posizione “pensile”.


Da qui tramite la strada asfaltata, che coincide con l'Alta Via dei Monti Liguri, siamo arrivati a Barbagelata (1116 m s.l.m.). Il borgo Barbagelata si trova a circa 1100 metri di altitudine, in una posizione dominante ma esposta a freddi venti settentrionali (toponimo non casuale), panoramicamente spalancata sulle valli del Trebbia, dell’ Aveto e Fontanabuona. Ad eccezione del periodo di villeggiatura, il borgo risulta oggi decisamente silenzioso e tranquillo; mentre in epoche passate esso rappresentava un punto di incrocio di antichi percorsi che univano località anche relativamente lontane fra loro quali Nervi e la val Trebbia attraverso Lumarzo e Neirone, o ancora Rapallo con i borghi del versante padano attraverso Montebruno.


Ora una carrabile attraversa Barbagelata e unisce la Fontanabuona a Montebruno; seguendo la strada e il segnavia AV si esce dal paese per raggiungere una deviazione sulla destra, in prossimità di un cippo commemorativo dei caduti nella II Guerra Mondiale: sulla sinistra una sbarra chiude il percorso che conduce al monte Caucaso, mentre mantenendosi sulla destra l’Alta Via raggiunge la località Larnaia. Il tracciato fiancheggia il monte Bocco (1092 m s.l.m.) lungo il suo versante meridionale, offrendo una discreta vista sulla val Trebbia e sulle vette arrotondate del massiccio dei monti Antola (1597 m s.l.m.) e Carmo (1640 m s.l.m.); voltando lo sguardo si scorgerà, ormai in lontananza sul crinale, l’abitato di Barbagelata, circondato da boschi di latifoglie punteggiati in inverno da esemplari sempreverdi di abete.
Nei tratti in cui il bosco è più rado l’occhio spazia fino ai versanti rocciosi del monte Caucaso, geologicamente distinto dal territorio circostante in quanto costituito da resistenti arenarie. Giunti a un bivio occorre deviare a destra per imboccare uno sterrato, procedendo quindi attraverso zone boschive caratterizzate da faggi e rare conifere, fino a raggiungere le sorgenti di corsi d’acqua che confluiranno, a destra dello spartiacque, nel Trebbia, a sinistra nel Neirone e successivamente nel Lavagna. 

Lo sterrato incrocia la strada carrabile che collega Neirone con Torriglia presso la Sella della Giassina (928 m s.l.m.) caratterizzata da zone di pascolo e piccoli coltivi fra rade case. Nelle vicinanze della Sella della Giassina, abbiamo deciso di fermarci per cena, notte e prima colazione nell'ottimo Bed and Breakfast "Cugnobello".