mercoledì 6 maggio 2015

Sveglia in un ambiente di vero relax al Bed and Breakfast "Cugnobello". Dopo la colazione e un po' di chiacchiere con i simpaticissimi gestori, ci siamo avviati sull'Alta Via, coincidente in questo tratto con la Strada Provinciale 21, al Passo del Portello (1040 m s.l.m., un passo secondario dell'Appennino Ligure che collega l'alta val Trebbia con la val Fontanabuona tra i comuni di Torriglia e Neirone, attualmente chiuso per frana).
Da questo Passo si lascia la SP per tornare nei boschi, sul sentiero. Dopo il Monte Montaldo (1136 m s.l.m.) si giunge al Monte Lavagnola (1118 m s.l.m.) da cui si osserva il versante tirrenico che degrada scosceso verso la Fontanabuona. Il panorama ora si fa decisamente più interessante, offrendo ampie vedute sulla costa ligure fino a Sestri Levante, mentre guardando verso l’arco appenninico sono, fra le altre, ben riconoscibili le cime dei monti Aiona, Fasce e Bano. Si prosegue ora in leggera discesa fra i faggi che, sporadicamente, lasciano aperti spiragli sulla valle del Laccio. 

L’itinerario fiancheggia il versante settentrionale del monte Bragagli (1091 m s.l.m.), da cui si stacca il sentiero triangolo vuoto rosso che conduce a Gattorna. Si esce quindi temporaneamente dal bosco per attraversare una zona dalla vegetazione pioniera, sviluppata su un substrato roccioso costituito dai fragili scisti della val Lavagna. La friabilità di queste rocce determina una non uniforme erosione dei versanti, in alcuni tratti segnati da modesti corsi d’acqua che scavano i propri alvei raccogliendo le acque piovane, mentre in altri punti è l’acqua di dilavamento a modellare la roccia. Si procede quindi in saliscendi fino al Passo la Colla (845 m s.l.m.) dove l’Alta Via coincide con la strada provinciale per il passo della Scoffera. 

Si svolta a destra sulla carrabile che, in questo tratto, taglia letteralmente il versante scistoso mettendo a nudo le rocce. Abbandonata la strada si riprende il percorso dell’Alta Via sulla destra, in salita, fino a raggiungere una zona di crinale esposta ai venti. 




Le differenze microclimatiche fra il versante settentrionale, ricoperto di bassi faggi, e quello meridionale dominato da una vegetazione arbustiva con prevalenza di erica, appaiono evidenti. Verso nord gli abitati di Laccio, ormai irriconoscibile per la presenza ingombrante della strada, e Torriglia caratterizzano il panorama. Verso sud invece si può osservare la sorgente del torrente Lavagna, che poco più a valle andrà a raccogliere le acque della val Fontanabuona.

Nonostante la quota, le condizioni microclimatiche e la buona esposizione favoriscono lo sviluppo di querceti con roverella, in un tratto in cui il paesaggio è fortemente caratterizzato da vecchi terrazzamenti solo in parte ancora coltivati. 

Oltre il monte Castellazzo (856 m s.l.m.) ha inizio la discesa attraverso ambienti sempre più antropizzati. Si raggiunge una carrabile per seguirla sulla destra fino a incrociare ancora la strada provinciale presso il Passo della Scoffera (664 m s.l.m.). Qui ci siamo fermati un pochino per una merenda. 
Attraversata la strada a sinistra i cartelli dell’Alta Via guidano dapprima su una carrabile fra le case per salire quindi una scalinata sulla destra che conduce al crinale. 
La boscaglia lascia il posto a una più uniforme e ordinata faggeta, estesa sui versanti settentrionali una volta raggiunto lo spartiacque. Il crinale che unisce i monti Spina (986 m s.l.m.) e Dragona (978 m s.l.m.) fino a raggiungere il monte Candelozzo (1034 m s.l.m.) ha uno spiccato andamento arcuato: l’anfiteatro montuoso che si determina è prevalentemente erboso e sovrasta gli abitati di Davagna e Moranego. 
La zona è spesso flagellata da incendi e forse non a caso il percorso supera un valico dal toponimo significativo: il passo del Fuoco (962 m s.l.m.). Il sentiero incrocia quindi la strada sterrata che scende a Capenardo in corrispondenza di uno spiazzo attrezzato con panche e un tavolo in legno. 
Si prosegue verso destra, abbandonando quasi subito lo sterrato per inoltrarsi nel bosco caratterizzato dall’accostamento di faggi e abeti. Si procede quindi fino alle ampie vette dei monti. Candelozzo (1034 m s.l.m.) e Bastia sud (1032 m s.l.m.), caratterizzate da una cresta rocciosa dominata da boschi di conifere che scende a picco sul versante sud ovest verso la val Bisagno. Il sentiero scende alle pendici ovest del monte Candelozzo e, seguendo la sommità della cresta, offre magnifici scorci sulla Liguria di Ponente (da Capo Noli al massiccio del monte Beigua) e sull’arco alpino fino al Monviso.

Proseguendo si notano le fortificazioni di Genova, fra le quali spiccano l’imponente forte Sperone e, guardando verso est, la sagoma allungata del forte Ratti. Tralasciando il sentiero che conduce a sinistra a Capenardo, l’Alta Via scende a destra fra zone boscose, in cui a tratti compaiono esemplari di leccio, alternate ad ampi versanti erbosi molto scoscesi che concedono la vista sul piccolo nucleo rurale abbandonato di Canate, addossato al fianco del monte Lago.
Presso il Colle Est di monte Lago (847 m s.l.m.) Si può scendere a sinistra lungo il sentiero che conduce a Marsiglia e San Martino di Struppa, mentre l’itinerario prosegue a destra aggirando il monte Lago (941 m s.l.m.) sul versante nord est, ricoperto quasi completamente da boschi. Avanzando è tuttavia possibile osservare il progressivo mutamento nelle essenze arboree che caratterizzano i boschi: si passa gradualmente a boschi di castagno misto a carpino nero sui versanti più freschi settentrionali. Fra gli alberi si intravede la valle del rio di val Noci e il lago di val Noci, sovrastato dalla cima del monte Bano (1036 m s.l.m.)In discesa si raggiunge la caratteristica depressione della Gola di Sisa (729 m s.l.m.) chiusa da uno steccato in legno in direzione di Creto, mentre a destra il segnavia croce gialla conduce attraverso un bel castagneto maturo al lago di val Noci. 

Al centro del SIC “Val Noci -Torrente Geirato - Alpesisa”, si scende a sinistra fra giovani carpini seguendo sempre l’AV ed entrando in zona boscata. Gradualmente il bosco lascia spazio a zone aperte sulla val Bisagno. 




A sinistra il versante si getta nella valle del Rio Torbido, mentre il sentiero segue a mezza costa il versante del colle Monaca (712 m s.l.m.) fino a raggiungere le prime costruzioni e una chiesa in mattoni. 

In questa zona si è alzata una nebbia incredibile, vista la giornata soleggiata che c'era stata fino a quel momento. 
L’ultimo tratto dell’itinerario si svolge sulla carrabile che scende rapidamente a Creto (604 m s.l.m.) dove si conclude l'itinerario lungo e a tratti faticoso di questa giornata. Abbastanza stanchi, abbiamo cenato e pernottato alla "Locanda dei Cacciatori".

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