Partenza alla mattina dal Passo dei Giovi verso il Passo della Bocchetta. Quindi Monte Leco, Prato Perseghin, Monte delle Figne, Monte Tobbio e alla fine siamo tornati dove siamo partiti, al Valico degli Eremiti.
ALTA VIA
venerdì 8 maggio 2015
giovedì 7 maggio 2015
Nei pressi del Santuario si trova una Fontana, la fontana del viandante, con scritto: "Limpida fonte tersa come argento, ti porgo viator fresco ristoro, ma sta nel tempio tal fontana d'oro, che sempre farti può viver contento, è la madre di Dio vera beatrice, madre d'amor di sanità e bellezza, da un'onda celestial che non s'apprezza, la ti disseta e tu sarai felice".
mercoledì 6 maggio 2015
Sveglia in un ambiente di vero relax al Bed and Breakfast "Cugnobello". Dopo la colazione e un po' di chiacchiere con i simpaticissimi gestori, ci siamo avviati sull'Alta Via, coincidente in questo tratto con la Strada Provinciale 21, al Passo del Portello (1040 m s.l.m., un passo secondario dell'Appennino Ligure che collega l'alta val Trebbia con la val Fontanabuona tra i comuni di Torriglia e Neirone, attualmente chiuso per frana).
Da questo Passo si lascia la SP per tornare nei boschi, sul sentiero. Dopo il Monte Montaldo (1136 m s.l.m.) si giunge al Monte Lavagnola (1118 m s.l.m.) da cui si osserva il versante tirrenico che degrada scosceso verso la Fontanabuona. Il panorama ora si fa decisamente più interessante, offrendo ampie vedute sulla costa ligure fino a Sestri Levante, mentre guardando verso l’arco appenninico sono, fra le altre, ben riconoscibili le cime dei monti Aiona, Fasce e Bano. Si prosegue ora in leggera discesa fra i faggi che, sporadicamente, lasciano aperti spiragli sulla valle del Laccio.
L’itinerario fiancheggia il versante settentrionale del monte Bragagli (1091 m s.l.m.), da cui si stacca il sentiero triangolo vuoto rosso che conduce a Gattorna. Si esce quindi temporaneamente dal bosco per attraversare una zona dalla vegetazione pioniera, sviluppata su un substrato roccioso costituito dai fragili scisti della val Lavagna. La friabilità di queste rocce determina una non uniforme erosione dei versanti, in alcuni tratti segnati da modesti corsi d’acqua che scavano i propri alvei raccogliendo le acque piovane, mentre in altri punti è l’acqua di dilavamento a modellare la roccia. Si procede quindi in saliscendi fino al Passo la Colla (845 m s.l.m.) dove l’Alta Via coincide con la strada provinciale per il passo della Scoffera.
Le differenze microclimatiche fra il versante settentrionale, ricoperto di bassi faggi, e quello meridionale dominato da una vegetazione arbustiva con prevalenza di erica, appaiono evidenti. Verso nord gli abitati di Laccio, ormai irriconoscibile per la presenza ingombrante della strada, e Torriglia caratterizzano il panorama. Verso sud invece si può osservare la sorgente del torrente Lavagna, che poco più a valle andrà a raccogliere le acque della val Fontanabuona.
Attraversata la strada a sinistra i cartelli dell’Alta Via guidano dapprima su una carrabile fra le case per salire quindi una scalinata sulla destra che conduce al crinale.
La zona è spesso flagellata da incendi e forse non a caso il percorso supera un valico dal toponimo significativo: il passo del Fuoco (962 m s.l.m.). Il sentiero incrocia quindi la strada sterrata che scende a Capenardo in corrispondenza di uno spiazzo attrezzato con panche e un tavolo in legno.
Si prosegue verso destra, abbandonando quasi subito lo sterrato per inoltrarsi nel bosco caratterizzato dall’accostamento di faggi e abeti. Si procede quindi fino alle ampie vette dei monti. Candelozzo (1034 m s.l.m.) e Bastia sud (1032 m s.l.m.), caratterizzate da una cresta rocciosa dominata da boschi di conifere che scende a picco sul versante sud ovest verso la val Bisagno. Il sentiero scende alle pendici ovest del monte Candelozzo e, seguendo la sommità della cresta, offre magnifici scorci sulla Liguria di Ponente (da Capo Noli al massiccio del monte Beigua) e sull’arco alpino fino al Monviso.
Proseguendo si notano le fortificazioni di Genova, fra le quali spiccano l’imponente forte Sperone e, guardando verso est, la sagoma allungata del forte Ratti. Tralasciando il sentiero che conduce a sinistra a Capenardo, l’Alta Via scende a destra fra zone boscose, in cui a tratti compaiono esemplari di leccio, alternate ad ampi versanti erbosi molto scoscesi che concedono la vista sul piccolo nucleo rurale abbandonato di Canate, addossato al fianco del monte Lago.
A sinistra il versante si getta nella valle del Rio Torbido, mentre il sentiero segue a mezza costa il versante del colle Monaca (712 m s.l.m.) fino a raggiungere le prime costruzioni e una chiesa in mattoni.
In questa zona si è alzata una nebbia incredibile, vista la giornata soleggiata che c'era stata fino a quel momento.
L’ultimo tratto dell’itinerario si svolge sulla carrabile che scende rapidamente a Creto (604 m s.l.m.) dove si conclude l'itinerario lungo e a tratti faticoso di questa giornata. Abbastanza stanchi, abbiamo cenato e pernottato alla "Locanda dei Cacciatori".
martedì 5 maggio 2015
L’itinerario prosegue sul versante orientale del Monte Caucaso, salendo subito piuttosto ripidamente fra grandi faggi e una pineta da rimboschimento fino a raggiungere una stretta valletta formata dal rio dell’Acquapendente - o Fosso del Molinello - caratterizzato da alcune ampie pozze e salti d’acqua. Guadato il rio, si continua a salire, arrivando così poco sotto la vetta del Caucaso, ove c'è il Rifugio omonimo, aperto tutta la settimana in estate, nei fine settimana in primavera, su richiesta nel resto dell’anno.
Poco più su, la vetta del Monte Caucaso (1250 m s.l.m.), è occupata dalla cappelletta dedicata alla Madonna della Pace.
Il grande protagonista da quassù è tuttavia il panorama: unico.
Volgendo lo sguardo verso sud lo scenario che si apre è splendido, spaziando fra il promontorio di Sestri Levante, con la sua Baia delle Favole, e il monte di Portofino.
Volgendo le spalle al mare si delinea netta la val Fontanabuona, mentre lungo la catena appenninica, più a nord, spiccano le vette del monte Antola (1597 m s.l.m.) con il suo nuovo rifugio, e del monte Lesima (1724 m s.l.m.) con il caratteristico radar. Si distingue bene, guardando verso Genova, il monte Fasce (846 m s.l.m.) con le sue antenne.
fra due crinali che si allungano verso Moconesi e i Piani di Struvega, può trasmettere una sensazione di vertigine.
Poco dopo si entra nel bosco caratterizzato da alberi ceduati e piccole radure quali la pozza dell’Orso, in cui furono rinvenuti reperti archeologici.
Si scende dolcemente tra i pini, fino ad arrivare prima al passo dell’Acquapendente (1112 m s.l.m.) e poi ad un crocevia di strade, Strè Burche (1109 m s.l.m.). Da qui, si scende con una strada sterrata in un bel bosco misto di faggi e abeti.
Affrontata una breve discesa e superato il rio Fontane d’Aveto - che si unirà poco più a valle a un altro corso d’acqua confluendo così nel torrente Aveto - si procede ora sullo spartiacque fra la valle del torrente Neirone sulla destra e quella del torrente Aveto sulla sinistra, corsi d’acqua che, unitamente al rio Malvaro verso sud, danno origine a una complessa rete di ruscelli sviluppati a cavallo del principale spartiacque appenninico.
Da qui tramite la strada asfaltata, che coincide con l'Alta Via dei Monti Liguri, siamo arrivati a Barbagelata (1116 m s.l.m.). Il borgo Barbagelata si trova a circa 1100 metri di altitudine, in una posizione dominante ma esposta a freddi venti settentrionali (toponimo non casuale), panoramicamente spalancata sulle valli del Trebbia, dell’ Aveto e Fontanabuona. Ad eccezione del periodo di villeggiatura, il borgo risulta oggi decisamente silenzioso e tranquillo; mentre in epoche passate esso rappresentava un punto di incrocio di antichi percorsi che univano località anche relativamente lontane fra loro quali Nervi e la val Trebbia attraverso Lumarzo e Neirone, o ancora Rapallo con i borghi del versante padano attraverso Montebruno.
Nei tratti in cui il bosco è più rado l’occhio spazia fino ai versanti rocciosi del monte Caucaso, geologicamente distinto dal territorio circostante in quanto costituito da resistenti arenarie. Giunti a un bivio occorre deviare a destra per imboccare uno sterrato, procedendo quindi attraverso zone boschive caratterizzate da faggi e rare conifere, fino a raggiungere le sorgenti di corsi d’acqua che confluiranno, a destra dello spartiacque, nel Trebbia, a sinistra nel Neirone e successivamente nel Lavagna.
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