Altri tre giorni di Alta Via, riprendendo da dove avevamo lasciato la volta scorsa (Sella delle Quattro Strade). Siamo saliti da Pieve di Zignago (632 m s.l.m.), con il sentiero di raccordo che parte dal paese di Pieve di Zignago fino alla Foce di Croce (o Sella delle Quattro Strade) sullo spartiacque tra Vara e Magra, dove passa l'Alta Via dei Monti Liguri.
La salita si sviluppa lungo le pendici del monte Dragnone, completamente coperta da una folta pineta, fino alla cima dove sorge un santuario ottocentesco. Il sentiero, contraddistinto dal classico segnavia bianco-rosso del CAI, si addentra in un folto bosco misto.
A un certo punto ci si imbatte su una grande formazione rocciosa isolata, nella quale la forma e la deformazione degli strati ricordano vagamente il calco di uno zoccolo e che la tradizione popolare ha ribattezzato col nome di Zampa du Diavu.
La leggenda vuole che in un passato felice gli abitanti dello Zignago e le anime dei beati si ritrovassero per ballare assieme sulla cima del monte. Il diavolo, indispettito da questo connubio, colpì la montagna causando un’enorme frana che dette origine al vicino borgo di Sasseta. L’intervento del Maligno sarebbe riscontrabile proprio sulla Zampa du Diavu, sulla cui superficie sarebbe rimasta impressa l’impronta della sua terribile zampata.
Dopo pochi passi la sterrata comincia a salire, prima dolcemente, poi in maniera più decisa, lungo il contrafforte sud-ovest del monte Dragnone. Ai lati ci accompagna una vegetazione arbustiva ricca di piante, mentre, laddove la vegetazione lo consente, la vista spazia sulle sottostanti valli dello Zignago, caratterizzati da ampie aree destinate al pascolo. Ben presto il bosco misto lascia spazio alla pineta che avvolge quasi completamente il monte Dragnone fino alla vetta.
Il sentiero si inerpica tra due monti, da una parte l'imponente Monte Dragnone e dall'altra il roccioso Monte Castellaro, per poi proseguire tra boschetti, rocce e pascoli, lungo l'antica strada che da Levanto portava a Pontremoli.
A un certo punto ci si imbatte su una grande formazione rocciosa isolata, nella quale la forma e la deformazione degli strati ricordano vagamente il calco di uno zoccolo e che la tradizione popolare ha ribattezzato col nome di Zampa du Diavu.
Dopo circa 2 ore di cammino siamo arrivati sull'Alta Via, esattamente a meta' della Tappa numero 40, da Valico dei Casoni al Passo del Rastello. Dopo 5 Km circa di strade sterrate con dolci saliscendi, tra i pascoli dell’ampia dorsale tra la Val di Vara e la Val Magra si arriva al finale di tappa.
Il Passo del Rastello (o Rastrello), è posto sull’antico confine tra la Repubblica di Genova e il Granducato di Toscana. Sembra che il toponimo sia derivato da sbarramenti installati sul valico per impedire il passaggio del sale toscano, che entrava in concorrenza con quello ligure sui mercati padani.
Scendendo un pendio franoso fra radi alberi, splendidi cespugli di erica e magnifiche, piccole greggi di pecore zerasche si arriva ad una sella (Aia del Marchese, 1110 m s.l.m.). La strada conduce al confine con la Toscana, e si lascia la Liguria presso un antico cippo di confine.
Dalla cima del monte un sentiero sconnesso sul costone scende a una carrareccia che porta alla “bucolica” Sella Frandalini (906 m s.l.m.), fra prati fioriti, cavalli al pascolo, siepi di biancospini; alla Sella si incontra una strada nel primo tratto asfaltata, quindi sterrata, da seguire verso sud fra pascoli e boschetti.
Ancora una salita, ecco il Monte Cissò, che pur non essendo particolarmente elevato, offre una bellissima vista: verso nord-ovest sull’imponente Monte Gottero, e verso est sulla valle di Zeri punteggiata di case e villaggi.
Nessun commento:
Posta un commento