domenica 12 aprile 2015

Motivo dominante della tappa di oggi è l’imponente Monte Gottero (1639 m s.l.m.), cima più alta della provincia della Spezia, tutto coperto da una vasta foresta, tranne la cupola sommitale dove il faggio cede il passo ai prati. Dalla vetta il panorama è vastissimo, circolare: nelle giornate limpide la vista spazia dalla Pianura Padana alla Corsica, dalle Alpi Apuane alle Alpi Marittime. 
Tra i boschi del versante nord, a quota 1500 circa, si trova una conca d’origine glaciale che ospita un bel laghetto. Altri piccolissimi laghetti e acquitrini si trovano poco lontano.


La tappa di oggi, la numero 38, va dal Passo Calzavitello al Passo della Cappelletta. Una tappa abbastanza lunga sulla carta, e anche con un discreto dislivello, vista l'ascesa al Monte Gottero.
Si sale fino alla Foce dei Tre Confini, che un tempo era importante valico per il quale transitava l’antica “Via Regia”, strada di collegamento fra Liguria di Levante, Lunigiana e Parmense che correva lungo lo spartiacque fra Magra e Vara. Il nome della Foce (ovvero del valico) deriva dal fatto che qui si incontravano tre stati: il Regno di Sardegna, il Ducato di Parma e il Granducato di Toscana. 

Oggi più semplicemente s’incontrano tre regioni: Liguria, Emilia Romagna e Toscana; questo è, in particolare, il punto più occidentale della Toscana. Su questo valico sono presenti due antichi cippi di confine - segnati P-G (Parma-Genova) e P-T (Parma-Toscana).


La salita dal Passo Calzavitello alla Foce dei Tre Confini ci ha impegnato per tutta la mattina, una traccia vaga nella faggeta si alternava al sentiero nitido e ben tracciato; di tanto in tanto si attraversava qualche frana di grossi massi dove la più rada presenza di alberi offriva alla vista ampi panorami. Fra i faggi della località Baracca del Turlino si trova una piccola sorgentina di acqua potabile. 

Purtroppo però, arrivati al cippo che delimitava un tempo i Tre Confini (a 1408 m s.l.m.), con il fatto che il sentiero ora passava nella parte nord del monte, abbiamo cominciato a notare la presenza della neve al suolo. Più si continuava ad andare avanti e più essa aumentava, arrivando, in alcuni punti, a sfiorare il metro di altezza. Abbiamo così percorso questo tratto con molta attenzione. La neve ricopriva tutta la faggeta del versante settentrionale del massiccio del Gottero. 

L’area Monte Gottero-Passo del Lupo è riconosciuta per via della sua biodiversità Sito di Importanza Comunitaria (SIC): 1130 ettari intorno ai 1640 metri di altezza della massima cima dell’estrema Liguria di Levante. Le sue grandi faggete e i pascoli sommitali dove fioriscono le orchidee ricoprono un substrato formato preva lentemente dalle “Arenarie del Gottero”, una roccia sedimentaria dura, brillante e a suo modo elegante. Circa 500 ettari di bosco misto e ceduo di faggio avviato ad alto fusto sono tutelati dalla Foresta Demaniale Regionale del Gottero; le belle faggete del sito ricordano quelle che, dal Medioevo all’Età Moderna, hanno fornito il legname per i cantieri navali della Repubblica di Genova. 
La vegetazione unisce specie euro-mediterranee e alpino-appenniniche, mentre fra le principali specie animali della zona si annoverano l’aquila e il lupo, entrambe ai vertici della catena alimentare.
Talvolta stando attenti a non scivolare sulla neve ghiacciata, talvolta stando attenti a non sprofondare sulla neve molle ... siamo arrivati al Passo del Lupo (1165 m s.l.m.). 

Da qui un sentiero che scende sul crinale erboso con radi alberi. Si raggiunge una croce commemorativa di un pilota d’aereo caduto; da questo punto si gode una vasta e bella vista sull’alta val di Vara, la val Taro, una centrale eolica, le cime montuose lontane. 


Così abbiamo raggiunto il finale di tappa, il Passo della Cappelletta (1085 m s.l.m.),che appare davvero minuscola e timida ai piedi di giganti roteanti mulini a vento. Come è usuale per i piccoli edifici devozionali, la cappella è divisa in due ambienti: quello interno con l’altarino e quello anteriore, diciamo “laico”, con alcune sedie, per offrire riposo e riparo dalle intemperie agli escursionisti di passaggio. 

Da questo punto, parte anche la tappa successiva, la numero 37, fino al Passo Cento Croci, una tappa di trasferimento breve, per buona parte su strada asfaltata.
Il Passo di Cento Croci è un antico ed importante passaggio fra la Val di Vara e la Val di Taro, in bella posizione con pendii erbosi, praterie e ampi panorami. 

Si racconta che, un tempo, il valico fosse infestato dai briganti che, vestiti da frati, derubavano ed uccidevano i viandanti. Il nome Cento Croci sarebbe derivato proprio dalle numerose croci poste sul passo a ricordo dei viandanti uccisi. 
Arrivati al Passo Cento Croci ci siamo fermati per cena e notte al Ranch Camillo.


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